Circular housing: appartamenti in affitto secondo i principi dell’economia circolare

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01/09/2020

E’ in fase di sperimentazione un progetto, guidato dal Politecnico di Milano, che propone contratti di locazione comprendenti la dotazione di elettrodomestici ad alta efficienza energetica. Lo scopo? Ridurre gli scarti prodotti da ogni trasloco e diffondere abitudini di riutilizzo e riciclo.

 

Vi siete mai chiesti quale impatto ambientale possa essere generato da un trasloco?

La domanda può sembrare bizzarra ma l’accresciuta attenzione nei confronti della salute del pianeta ci ha insegnato che qualsiasi azione umana ha delle ricadute sugli equilibri dell’ambiente.

La risposta vi stupirà: ogni trasloco produce più di una tonnellata di rifiuti, molti dei quali sono rifiuti ingombranti e rifiuti speciali, per i quali occorrono attente modalità di smaltimento.

Proprio la riduzione di questo impatto è il fulcro del progetto Circular Housing, che vede collaborare Poliedra (Consorzio del Politecnico di Milano che si occupa di sostenibilità ambientale), lo stesso Politecnico (con i Dipartimenti di Ingegneria gestionale e Energia), Redo Sgr, il Consorzio Ecodom e Bsh Elettrodomestici.

Il progetto è finanziato nell’ambito dell’EIT Climate-KIC (European Institute of Innovation and Technology – Knowledge and Innovation Community) e si pone come obiettivo lo sviluppo e la validazione di un modello innovativo di economia circolare da applicare nel settore immobiliare.

L’idea è quella di studiare un nuovo tipo di locazione, per case in social housing, che comprenda il noleggio di arredi ed elettrodomestici di qualità e ad alta efficienza energetica, che, invece di essere cambiati (e buttati) a ogni cambio di inquilino, restino nella casa, vengano manutenuti, ricondizionati ed eventualmente riutilizzati dal successivo inquilino o in altre abitazioni del progetto, fino al loro fine vita, quando verranno correttamente smaltiti.

I partner del progetto rappresentano gli attori dell’intera filiera, dalla produzione alla gestione del fine vita, e si fanno carico dell’intero processo.

I risultati che ci si attende sono di due ordini: da un lato, ridurre, come detto, la quantità di scarti generata da ogni trasloco, dall’altro promuovere anche tra i residenti comportamenti orientati alla circolarità e al riutilizzo.

 

Chi sono i protagonisti di Circular Housing

Se la parte di studio e elaborazione dei risultati è affidata al Politecnico, Redo Sgr e il Consorzio Ecodom rappresentano gli specialisti, il primo del social housing, il secondo del trasporto e trattamento dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). La fornitura degli elettrodomestici è affidata a Bsh.

Redo Sgr è stato costituito nel 2019 da InvestiRe sgr e Fondazione Cariplo e si occupa di mettere a disposizione di chi non riesce economicamente a trovare casa né nell’edilizia pubblica né in quella privata, abitazioni in social housing, cioè abitazioni di qualità, a canoni accessibili, per le quali sono previste anche azioni di sostegno alle comunità di abitanti.

Ecodom, il Consorzio Italiano Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici, è nato nel 2004 per volontà dei principali produttori di grandi elettrodomestici ed è senza fini di lucro.

Il suo obiettivo è quello di evitare la dispersione di sostanze inquinanti derivanti dall’inappropriato smaltimento e di recuperare e riutilizzare tutti i componenti ancora utili, nell’ottica dell’economia circolare.

 

L’economia circolare applicata alla vita quotidiana

Circular Housing ha avviato la fase sperimentale con un gruppo pilota di cittadini che abitano negli stabili in edilizia residenziale sociale realizzati da Redo Sgr nei quartieri milanesi di Affori e Crescenzago. Al momento Poliedra e Politecnico stanno studiando le esigenze dei futuri inquilini per definire le modalità propedeutiche alla sperimentazione.

“Stiamo cercando di dimostrare la possibilità dell’economia circolare nella vita quotidiana”, ha spiegato Luca Campadello, Projects & Researches Manager di Ecodom, a idealista.it.

Gli ha fatto eco Andrea Vecci, Sustainability & Communication Manager di Redo Sgr, precisando che “il progetto Circular Housing vuole rendere più accessibili quei prodotti di alta gamma, confortevoli, durevoli e performanti, ad un target che normalmente non li acquista. Usarli in affitto, anche rigenerati, non è solo una questione di prezzo. Occorre ingaggiare gli utenti in un corretto utilizzo e manutenzione”.

L’intenzione è quella di diffondere un nuovo concetto di elettrodomestico: non prodotto da acquistare ma servizio di cui fruire.

 

I risultati i termini di riduzione di CO2? In dieci anni gli stessi di un bosco di 8.400 kmq

Abbiamo visto che il progetto punta a ridurre la quantità di rifiuti prodotta da un trasloco, il cui impatto sull’ambiente viene tradotto in quantità di anidride carbonica emessa. I partner di Circular Housing intendono risparmiare 300 kg CO2eq/anno per ogni cittadino coinvolto.

L’unità di misura CO2eq è utilizzata per sommare l’impatto sul clima di diversi gas serra rapportandoli alla stessa quantità di anidride carbonica.

Pensiamo solo ai pericolosi HFC, gas usati nei frigoriferi e nei condizionatori, che impattano sul clima 2.500 volte più della CO2 e dicui l’Europa ha stabilito il bando entro il 2025. In dieci anni la riduzione generata dal progetto Circular Housing potrebbe raggiungere gli 8,4 Mt CO2eq, pari alla quantità di anidride carbonica assorbita in un anno da un bosco di 8.400 kmq.

Se è più immediato immaginare applicazioni dell’economia circolare nell’edilizia, questo progetto ci mostra come i principi della circolarità possono entrare a far parte di ogni attività, con benefiche ricadute sull’ambiente e sulla qualità della nostra vita.  Ed è questo il principale messaggio che ci arriva da Circular Housing.

 

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